Il cioccolato di Casanova

“Un passo furtivo percorre la calle deserta. Un gatto dal colore indistinguibile, in equilibrio su un esile cornicione, si sofferma a scrutare il giovane che cammina, disinvolto e silenzioso, avvolto da un manto bruno. Spira una brezza leggera che trasporta le fragranze della notte, cariche di lusinghe, come carezze eccessive (irrefrenabili): l’odore salmastro della laguna, lo sfiorire dolce ed estenuato dei glicini, il richiamo orientale di cannella e cardamomo che ancora aleggia nei vecchi fondaci polverosi (a ricordare una gloria ormai al tramonto). E infine un altro, vago profumo, invitante e raffinato, che si fa sempre più intenso, mentre Giacomo valica agevolmente un muro e penetra nel buio di un piccolo giardino, sotto le fronde protettive di un tiglio. Il fioco bagliore di una lanterna oscurata illumina il riquadro di una finestra aperta, al primo piano. Lassù una dama (signora, gentildonna) dagli occhi di giada osserva la luna calante e lentamente sorseggia da una maiolica pregiata del cioccolato, il nettare prelibato che proviene dalle Indie occidentali. Giacomo avanza nel cerchio di luce. Un lampo di sorpresa balugina negli occhi della dama… ma è un attimo, un attimo solo. E poi un sorriso d’intesa. La donna scompare, ma un uscio in penombra si apre, un tacito invito…”

 

Tra il Seicento e il Settecento il ruolo commerciale di Venezia è in pieno declino, ma la città rappresenta ancora nell’immaginario europeo una delle capitali dell’etichetta e del buon gusto, pur con le sue innumerevoli contraddizioni che possiede soltanto una terra che sorge sulle acque.

E così, nel luogo incantato dove impazza uno dei Carnevali più famosi al mondo, quando l’uomo dimentica il tempo e inganna la morte con maschere e costumi, non può mancare la bevanda ottenuta dai semi di cacao, che Carlo Linneo ha prontamente chiamato “theobroma cacao”, ovvero “cibo degli dei”.

La buona società frequenta le “case della cioccolata”, locali adibiti alla degustazione, ma anche agli incontri e ai dibattiti, secondo la prospettiva illuminista: ce lo ricorda anche Carlo Goldoni, nel suo dramma giocoso La conversazione, quando l’allegra brigata di nobili amici dichiara a gran voce: “Viva pur la cioccolata e colui che l’ha inventata“.

Il cioccolato che oggi si produce, seguendo la ricetta originaria, è figlio di quella tradizione, e ne conserva gelosamente i segreti, frutto dell’esperienza di una pasticceria che ha saputo fondere il sapore delle spezie orientali e l’intenso aroma del cacao centroamericano.

Vi aspettiamo.

Francesco & Simone Mengo


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